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 11.03.2009 - LA BANDA OSIRIS PER MANTOVA TEATRO 08-09!

Lunedì 16 marzo 2009, ore 21

Teatro Sociale - Mantova

 
LA BANDA OSIRIS
“SUPERBANDA IN TECHNICOLOR”
 
con
 
SANDRO BERTI mandolino, chitarra, violino, trombone
GIANLUIGI CARLONE voce, sax, flauto
ROBERTO CARLONE trombone, basso, tastiere
GIANCARLO MACRI’ percussioni, batteria, bassotuba
 
 

Dissacratore. Demenziale. Comicissimo. In una parola: geniale. E’ l’ultimo spettacolo della Banda Osiris che, dopo i successi televisivi e radiofonici, lunedì 16 marzo alle 21, con Superbanda in technicolor trascinerà il pubblico del Teatro Sociale di Mantova in un turbinio di gag esilaranti, invenzioni sonore e meltin’ pot musicale. Il tutto condito da un fortissimo spirito d’ironia ma anche da una profonda padronanza del patrimonio musicale di ieri e di oggi. Lo spettacolo fa parte della rassegna Mantova Teatro 2008-2009, la stagione teatrale organizzata dalla Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo per conto del Comune di Mantova.

 

La Banda più pazza d’Italia, dopo aver realizzato una stralunata colonna sonora live per la trasmissione domenicale di Serena Dandini Parla con me (Rai 3), mette al centro della sua performance l’amore per la musica e la sua forza. Superbanda in technicolor è un concerto e una conferenza al tempo stesso. Il tema è la musica con i suoi protagonisti, ma lo svolgimento della Banda Osiris è deviante e deviato: un viaggio virtuale nel quale autori, strumenti, brani conosciuti e non, vengono mescolati nel gran calderone della confusione musicale. Basta un indizio, un riferimento, ed ecco che di colpo si può fare un salto di trecento anni, una musica trasformarsi in immagine e un’immagine in musica, uno strumento diventare un cartone animato, scene di celebri film trasfigurarsi musicalmente e assistere alla sonorizzare in diretta di un improbabile cortometraggio. Tra colonne sonore e citazioni colte, canzoni d’autore e jingle pubblicitari, ironia e divertimento, i quattro “suonattori” daranno vita ad un mix di intelligente, frizzante e rinfrescante comicità.

 

La BANDA OSIRIS nasce nel 1980 a Vercelli e oggi è considerata la massima espressione in Italia della comicità nel teatro musicale.

I suoi componenti sono:
Sandro Berti (mandolino, chitarra, violino, trombone)
Gianluigi Carlone (voce, sax, flauto)
Roberto Carlone (trombone, basso, tastiere)
Giancarlo Macrì (percussioni, batteria, bassotuba)
 

Nei primi anni di attività, la Banda si dedica prevalentemente a spettacoli di strada. L’originalità della proposta che fonde musica, teatro e comicità riscuote un immediato successo.

Il dispendio di energie, il ritmo vorticoso e le continue sorprese diventano la cifra stilistica del gruppo; la musica l’asse portante e al tempo stesso collante drammaturgico. Musica di tutti i generi (classica, rock, folk, jazz) miscelata con ironia e una buona dose di dissacrazione. Musica come suggestione: sonora e di immagine. Musica come divertimento: nell’eseguirla e nell’ascoltarla.

Numerosi gli spettacoli prodotti: da Storia della Musica vol. 1 e 2 (regia di Gabriele Salvatores) a Le Quattro Stagioni da Vivaldi (regia di Gabriele Vacis), da Sinfonia Fantastica (regia di Maurizio Nichetti) a Roll Over Beethoven con il Quartetto Euphoria, da Guarda che Luna con Enrico Rava, Gianmaria Testa e Stefano Bollani a Primo Piano sempre con Bollani, fino a giungere ai più recenti Banda.25 e Superbanda in tecbnicolor.

 

Oltre ad aver partecipato a numerose trasmissioni televisive in Italia e all’estero (DOC, Pista, Maurizio Costanzo Show, Fantastico, Per un pugno di libri, solo per citarne alcune), il gruppo ha scritto diretto e realizzato per Rai 3 lo special Musica coi fiocchi e l’ironico Concerto di Capodanno 2005 con l’Orchestra del Conservatorio di Genova. Nelle ultime stagioni ha contribuito al successo della trasmissione domenicale di Serena Dandini Parla con me, occupandosi della colonna sonora dal vivo. Proficuo anche il rapporto con i tre canali radiofonici della Rai che ha visto la Banda impegnata nel doppio ruolo di autori e conduttori in diverse trasmissioni e in quello di compositori di sigle per trasmissioni quali Caterpillar, Catersport, Sumo.

La Banda ha inoltre scritto ed eseguito colonne sonore per il teatro, per documentari e per il cinema (tra cui Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart, L’imbalsamatore e Primo amore di Matteo Garrone per cui ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino e il David di Donatello nel 2004).

La versatile band ha dato alle stampe anche un libro, L’Opera da Tre Sol, e allestito una divertente mostra sulla musica, ulteriori tasselli di una continua ricerca su nuovi e fantastici mondi sonori.

L’ultima sua fatica è la pubblicazione di un cd per RadioFandango, Banda.25, ricco di collaborazioni illustri: Fiorello, Petra Magoni, Stefano Bollani, Ska-J, Tiziano Scarpa, Frankie Hi Nrg, Riccardo Tesi, Monica Demuru e il Quartetto Euphoria.

A novembre 2007 è uscito anche il dvd dello spettacolo Banda.25.

 

Biglietti: 15 euro intero platea; 12 euro intero palchi, loggia e loggione; 6 euro ridotto studenti (solo in prevendita). Prevendita senza maggiorazione presso Spazio Mtt (via San Longino 1/b, Mantova, tel. 0376.363079, mantovac@capitalespettacolo.191.it), aperto lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 19, giovedì, sabato e nei giorni di spettacolo dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Vendita on line su www.ticketone.it. Biglietteria in teatro aperta un’ora prima dello spettacolo.

 

Info: Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, numero verde 800.085992, fondazione@capitalespettacolo.it

 04.03.2009 - mantova teatro 08-09 presenta CAOS della Compagnia QUELLI DI GROCK
Martedì 10 marzo 2009

Teatro Ariston, ore 21.00

 
CAOS
di Valeria Cavalli
Claudio Intropido
regia
Claudio Intropido
Quelli di Grock
presenta
 
scene e luci
Claudio Intropido
coreografia
Susanna Baccari
Valeria Cavalli
con
Susanna Baccari
Roberta Galasso
Gianpaolo Gambi
Luca Gatti
Alessandro Larocca
Andrea Ruberti
 
 

Costruito attingendo alle tecniche del teatro-danza, patrimonio consolidato nello stile di Quelli di Grock, Caos si sviluppa intrecciando parole elementari, pensieri e concetti pratici con i gesti della quotidianità. I corpi degli attori-danzatori, mostrati in diretta o ripresi da una telecamera a circuito chiuso, partono da una gestualità banale che progressivamente si trasforma in espressione complessa ed esaustiva. Le coreografie invadono lo spazio e senza sosta i sei attori, quattro uomini e due donne, liberano un’energia esplosiva e travolgente.

La scena è volutamente scarna, composta dallo scheletro di una porta blu o da sedie metalliche stile anni Sessanta, o da piccoli praticabili a forma di scale, su cui salire o scendere in modo ripetitivo e continuo. Sono atti perfettamente riconoscibili, che scorrono nell’arco delle nostre ventiquattro ore e finiscono, per mancanza di valori o intenzioni poetiche, con l’essere incapaci di fissarsi in un’immagine che resista.

Tutto si consuma, tutto si ripete senza soluzione di continuità: gli oggetti, gli ambienti, i contenuti rimandano ed esemplificano il linguaggio atono del vivere moderno, in cui il valore del tempo viene costantemente misconosciuto. Esiste solo un tempo da rincorrere, da usare il più possibile, e non un tempo da vivere, depurato da tutte le abitudini, dalla noia e dalla rassegnazione. E’ il calcolo urbano preciso e meticoloso di orologi che non segnano le ore, ma scadenze di giornate gonfie d’impegni fino a scoppiare. E allora si va via, si parte, si scappa, per cercare qualcosa che rimpiazzi la rassegnazione. Lo sguardo si apre su una città incredula: truppe di uomini e donne, che slanciano una gamba dopo l’altra in andature elastiche, affollano bar, salgano sui tram, si guardano intorno, provano dolore, ridono, piangono, si salutano e competono tra di loro.

Caos può essere definito uno sguardo sul vuoto del vivere quotidiano, ma non uno sguardo drammatico o pensoso, bensì mordace, tagliente, ironico, deformante, illuminante. In Caos non c’è posto per l’angoscia, lo smarrimento, il fastidio: al contrario, tutto avviene all’insegna dell’euforia, di uno sfogo fisico e verbale che diventa sempre più incontenibile e contagioso, fino ad un irresistibile e “torrenziale” finale.

 

Info e biglietti: Spazio Mtt, via San Longino 1 Mantova. Tel 0376 363079.

Apertura della Biglietteria presso il Teatro Ariston un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.

 18.02.2009 - VESTIRE GLI IGNUDI per mantova teatro 2008-2009
Martedì 3 marzo 2009
 
Teatro Sociale
Mantova
ore 21.00
 
INDIE OCCIDENTALI srl.
POLIS CULTURA
Presentano
 

VANESSA GRAVINA   GIGI DIBERTI    

in
 
VESTIRE GLI IGNUDI
di LUIGI PIRANDELLO
 
Scene ANDREA TADDEI
Costumi SILVIA POLIDORI
Musiche STEFANO MARCUCCI
 
Regia WALTER MANFRE’
e con
DANIELA PIACENTINI
FRANCESCO LA RUFFA
e con la partecipazione di
MARCO MARELLI
 

                            

Note di Regia

Vado cercando periodicamente Pirandello per confrontarmi con lui.

E’ una necessità della mia anima che va al di là del mio essere regista.

E ad ogni nuovo incontro con lui nasce la domanda pressante su cosa di nuovo io possa ancora dire che non sia stato già detto circa la sua poetica e su cosa io abbia potuto maturare su di lui nel tempo trascorso lontano da lui.

Da tempo è svanita in me la voglia di raccontare le sue storie mentre parallelamente è iniziata la frenesia di avviare una indagine sui rapporti fra lui e i suoi personaggi e fra i suoi personaggi stessi al di fuori degli intrecci delle sue trame.

In questo “Vestire gli ignudi” ho da sempre sentito, come un sentimento sotterraneo, la Pietà ma sono sempre stato nel dubbio se di Pietà si trattasse o di turba psichica.

E se da un lato mi atterrisco dinanzi all’intreccio sado-maso di parole e di sangue e al dilaniare che i personaggi fanno di lei, della vittima consacrata- tutti addosso a lei come cani ad azzannarla- dall’altro mi incuriosisce la scoperta della necessità forte , anche da parte dei laidi, di ergere un muro a protezione sua.

Poi anche coloro che lo hanno eretto, questo muro, saranno pronti a dilaniarla.
Ed anzi il muro lo hanno eretto apposta.

E i più pericolosi   risultano quelli che in apparenza volevano proteggerla perché sono quelli che hanno bisogno non di ucciderla ma di succhiarne avidi il sangue rendendo infinita nel tempo la sua fine.

Così sempre mi è apparso malato sul piano psichiatrico il rapporto fra il vecchio scrittore Lodovico Nota ed Ersilia conoscendo soprattutto il travaglio che legava Pirandello alla nascita dei suoi personaggi.

Paura di lasciare loro quella autonomia che reclamano perché possono alla fine rivelarsi “vili mastini” e rivoltarsi contro lo stesso scrittore che loro ha dato la vita.

In questo caso lo scrittore è anche un protagonista della storia, quasi al contempo dentro e fuori di essa.

In ogni caso tutto accade come dentro una serie di flash onirici di estrema violenza, scanditi da ritmi serrati e da una recitazione che più che moderna oserei definire metropolitana.

Scelta questa che, se da un lato rischia di risultare contrastante con la classicità della lingua pirandelliana, altissima ed antica, dall’altro si tinge di connotazioni fortemente emozionali e suggestive.

 E sarà questa scelta, crediamo, disgregante della recitazione classica, insieme alla natura talora rarefatta dell’immagine, a creare quei moduli narrativi “non reali” per noi imprescindibili. Info e biglietti: Spazio Mtt, via San Longino 1 - tel. 0376 363079
biglietteria aperta presso il Teatro Sociale un'ora prima dello spettacolo

 02.02.2009 - MANTOVA TEATRO presenta FOIBE ROSSE al Teatro Sociale

Martedì 17 febbraio 2009

Teatro Sociale

Ore 21.00

 

Accademia Teatrale Campogalliani

FOIBE ROSSE

vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel 1943

di Frediano Sessi

adattamento e regia Aldo Signoretti

 

costumi Francesca Campogalliani

colonna sonora Nicola Martinelli

direzione scenica e luci Giorgio Codognola

con C. Soldà, F. Caprari, R. Avanzi, T. Faberi, F. Campogalliani, L. Sartorello, A. Flora, F. Finazzer, P. Soncini, S. Bonisoli, G. Valle, S. Palmierini, D. Fusari, G. Gorreri, E. Spagna, A. Purificato, P. Sarzola, R. Bonfiglio, I. Scaietta, M. Zolin

 

Scrive Frediano Sessi:

È difficile raccontare per grandi linee i momenti storici complessi che hanno determinato il contesto in cui si svolsero questa e altre disgraziate vicende, senza dimenticare le tante strumentalizzazioni che si sono susseguite in questi anni e che hanno finito col rendere difficile il racconto della verità, lasciando amarezza e stupore in gran parte dei protagonisti.

Quando fu gettata nella foiba di Villa Surani, Norma Cossetto non era più solo una figlia, una sorella, una futura sposa e madre, ma anche, perché donna, il simbolo per eccellenza dell’intera società italiana d’Istria. Un simbolo che occorreva distruggere e infangare, per vincere.

Un mezzo per umiliare il nemico e cancellarne la potenza rigeneratrice.


Info e biglietti: Spazio Mtt, via San Longino 1 - tel. 0376 363079
biglietteria aperta presso il Teatro Sociale un'ora prima dello spettacolo

 20.01.2009 - GABBIANO-IL VOLO di Cechov per MANTOVA TEATRO 2008-2009
Giovedì 29 gennaio 2009, ore 21
Teatro Ariston - Mantova
 
Teatro Stabile delle Marche e LeArt’
 
GABBIANO – IL VOLO

da Anton Čechov

 
uno spettacolo di  Leo Muscato
 
Elena Arcuri, madame attrice
Andrea Pinna Kostia, suo figlio
Deniz Ozdogan Nina, una Musa
Andrea Collavino uno scrittore
Simone Luglio un uomo, amministratore
Francesca Cutolo una donna, sua moglie
Vincenza Pastore Mascia, loro figlia
Rufin Doh un dottore
Alex Cendron un maestro
Barbara Bedrina una serva
 
drammaturgia e regia Leo Muscato
 
scene e costumi Carla Ricotti, Barbara Borgolotto
arrangiamenti musicali Elena Arcuri
disegno luci Alessandro Verazzi
 
 

L’arte del teatro, con la sua forza capace di generare grandi passioni e laceranti contrasti, diventa protagonista in Gabbiano - Il volo, l’originale versione che LeArt’ e Teatro Stabile delle Marche fanno de Il gabbiano di Anton Čechov, in scena giovedì 29 gennaio al Teatro Ariston di Mantova per la stagione di prosa di Mantova Teatro 2008-2009, organizzata dalla Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo su incarico del Comune di Mantova. Lo spettacolo è in collaborazione con Regione Lombardia – Circuiti Teatrali Lombardi.

 

Gabbiano – Il volo è il terzo capitolo del progetto Ri-Scritture, ideato dal giovane ma già molto apprezzato regista Leo Muscato che, grazie a questo progetto, si è aggiudicato il Premio della Critica 2007 come Miglior Regista assegnato dall’Assocazione Nazionale Critici Teatrali. Prima del testo di Čechov ha affrontato con successo di pubblico e critica Shakespeare e Ibsen, mettendo in scena Romeo e Giulietta – Nati sotto contraria stella e Casa di bambola – L’altra Nora. Con Gabbiano – Il volo Muscato lavora su uno dei testi più rappresentati al mondo, epurandolo da ogni riferimento spazio-temporale ed estrapolando il tema del conflitto culturale tra generazioni per costruire un percorso metateatrale che vuole parlare del teatro di oggi, della necessità di farlo e di vederlo.

 

In un luogo non identificato, in una dimensione piatta e molle, vive e si muove pigramente una piccola società fatta di parenti, amanti e figure di passaggio, che portano con sé passioni e conflitti interiori ed esteriori. Ognuno ha la sua diversa visione del mondo, che si riflette con efficace simbolismo nei diversi approcci dei personaggi al teatro; visioni che si confrontano generando scontri durissimi. In questa dimensione fiacca, dove c’è chi si abbandona alla grigia pigrizia e chi, invece, tenta ancora uno scatto contro l’appiattimento e l’azzeramento dell’esistenza, il teatro ha per ognuno dei personaggi un valore diverso: è evasione, sogno, auto-celebrazione, lavoro logorante, illusione. Chi, con il potere della tradizione, detiene il controllo della politica culturale, come i vecchi mestieranti Arkadina, attrice, e Trigorin, scrittore, si scontra con chi cerca di scardinare le regole consolidate per aprire nuove visioni dell’arte: i giovani, primo fra tutti l’aspirante drammaturgo Kostja. E’ l’eterno conflitto tra giovani e vecchi, rinnovamento e conservazione. Il simbolo è nel rapporto tra madre e figlio: l’Arkadina, la tradizione, e Kostja, l’innovazione. Kostja, ha poco più di vent’anni e vive un conflitto enorme: sente di avere un talento smisurato, crede che il teatro abbia bisogno di nuove forme e lui sente di possederle. Quando si è giovani e si hanno tante domande che affollano la mente, si ha anche bisogno di qualcuno che dia delle certezze. Kostja, davanti a sé ha risposte contrastanti: la ragazza che ama e che considera la sua Musa gli dice che nei tuoi testi non c’è vita, sua madre che non è in grado di scrivere nemmeno una stupida farsa da quattro soldi. Di contro, un uomo che ha appena visto un suo lavoro gli dice che lo spettacolo gli è piaciuto moltissimo e lo invita a continuare a scrivere. A chi credere? Kostja è giovane, eppure parla con la consapevolezza di un grande maestro. Ma il teatro tradizionale, con i suoi rappresentanti non crede possibile che la giovinezza possa essere sposa della sapienza. La frattura tra generazioni e tra chi ha il potere e chi non l’ha ma vorrebbe averlo non si limita allo spazio della cultura, ma invade anche la sfera dei sentimenti. I personaggi čechoviani amano sempre le persone sbagliate, quelle che non possono rispondere, che non possono accettare.  

 

Čechov, innovatore del teatro che si pose contro le convenzioni criticando la forma drammatica tradizionale testimoniava con il suo Il gabbiano la necessità dell’innovazione, ma anche la difficoltà di mantenere la forza delle idee nuove, senza cedere alla tentazione del convenzionale, di ciò che è facilmente accettato. Con la sua coraggiosa riscrittura Muscato, ora, vuole stabilire una linea di continuità con il pensiero innovatore di Čechov e rinnova la capacità di essere “di rottura” che aveva il suo testo quando fu proposto, tra le critiche, alla fine dell’Ottocento.

 

Gli attori della piéce sono stati scelti nel corso di un laboratorio itinerante in tutta Italia. Sono volutamente di nazionalità e razze diverse e ognuno rappresenta un’eccellenza in un genere teatrale differente: prosa, teatro danza, clownerie, canto lirico.

 
 

Biglietti: 15 euro intero platea; 6 euro ridotto studenti (solo in prevendita). Prevendita senza maggiorazione presso Spazio Mtt (via San Longino 1/b, Mantova, tel. 0376.363079, mantovac@capitalespettacolo.191.it), aperto da lunedì a sabato dalle 15 alle 19. Giovedì e sabato anche dalle 10 alle 13. Vendita on line su www.ticketone.it.

Biglietteria in teatro aperta un’ora prima dello spettacolo.

 

Info: Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo, numero verde 800.085992, fondazione@capitalespettacolo.it

 14.01.2009 - MANTOVA TEATRO presenta RICCARDO III di William Shakespeare

lunedì 19 gennaio 2009, ore 21

Teatro Sociale - Mantova

 
COMPAGNIA TEATRI POSSIBILI
 
RICCARDO III
di William Shakespeare
 
regia Corrado d’Elia

assistente Luca Ligatoscene e costumi Francesca Marsella
luci Alessandro Tinelli
fonica Federico Di Stefano

 

con Marco Brambilla, Alessandro Castellucci, Monica Faggiani,Valeria Perdonò, Bruno Viola


 

Immagine stessa della malvagità così come lo vedeva Shakespeare, crudele e spregiudicato al punto da suscitare una certa attrazione, una sorta di “fascino nero”. E’ il famigerato sovrano inglese Riccardo III, entrato nell’immaginario popolare così come lo disegnò William Shakespeare nella sua opera omonima, il protagonista dell’ultimo lavoro della Compagnia Teatri Possibili, diretta dal celebre regista Corrado d’Elia. Riccardo III andrà in scena al Teatro Sociale di Mantova lunedì 19 gennaio alle 21, per la rassegna Mantova Teatro 2008-2009, la stagione di prosa promossa dal Comune di Mantova e organizzata dalla Fondazione “Umberto Artioli” Mantova Capitale Europea dello Spettacolo. In collaborazione con Regione Lombardia – Circuiti Teatrali Lombardi.  

“Il mio regno per un cavallo”. E’ questa la battuta più celebre attribuita a Riccardo III. Un’affermazione che, vera oppure solo leggendaria, dice tanto dell’indole controversa del sovrano inglese vissuto tra 1452 e 1485. Spregiudicato, ostinato fino alla follia, ma anche indiscutibilmente e irresistibilmente carismatico. E’ per questo che, pur non comparendo in scena ma manifestandosi solo come presenza vocale, il Riccardo di Corrado d’Elia riesce comunque a farsi centro nevralgico di tutta la rappresentazione, una calamita dalla quale i personaggi sono irrimediabilmente attratti e dalla quale sono dominati. E’ Riccardo il calcolatore, il traditore, il cospiratore sanguinario che tesse la trama della narrazione e quella della Storia. E’ lui che incombe sulle vite di chi gli sta attorno imponendo il suo disegno malefico, come un deus ex machina che governa il succedersi degli eventi.

L’opera di Shakespeare narra la vertiginosa ascesa al potere di Riccardo, incoronato re d’Inghilterra nel 1483. Una sottile rete di intrighi lo porta a questo risultato. Nel dramma shakespeariano il malvagio Riccardo, alla morte di re Edoardo IV, usurpa il trono facendo rinchiudere il suo stesso fratello, legittimo erede al trono; sposa la donna di cui ha ucciso marito e padre e alimenta una lunga scia di sangue ogni volta che qualcuno si frappone tra lui e il suo progetto di potere. Contro l’usurpatore al trono si schiera il conte di Richmond, Enrico VII d’Inghilterra, che lo affronta nella battaglia di Bosworth Field. Riccardo III è l’ultima opera - dopo le tre parti di Enrico VI di cui è la continuazione - che compone la tetralogia teatrale che Shakespeare dedicò alla storia inglese.

Corrado d’Elia, audace sperimentatore e rivisitatore del teatro shakespeariano, traspone il testo in una dimensione visionaria, realizzata attraverso una scenografia praticamente inesistente, straniante e cupa, che riflette l’oscuro della storia e del suo protagonista. I gesti degli attori sono meccanici, le luci fluorescenti, i suoni elettronici. Non mancano improvvise incursioni di contemporaneità, come squilli di cellulare e jingle pubblicitari. E il protagonista diventa, così, una presenza quasi surreale e onirica. Riccardo è l'incarnazione del male, che programma, ordisce, tesse trame e con parole sapienti, convince, seduce ed uccide. È una mente diabolica assetata di potere e di gloria, un calcolatore spregiudicato che desidera tutto oltre ogni umana decenza e ogni pudore. Riccardo è una voce, un sogno, il gioco estremo, luci psichedeliche, desideri e morte. Riccardo è il grande virus, che muove e conduce il gioco, manovra il joystick di un videogame dove tra led luminosi e luci impazzite, personaggi onirici e pedine fluorescenti compaiono, si trasformano e spariscono all'intero del perimetro stabilito di una magic box. Lo spettacolo è la naturale conclusione stilistica e di progetto del ciclo shakespeariano prodotto dalla Compagnia Teatri Possibili con la regia di Corrado d'Elia. Cinque spettacoli (Otello, Romeo e Giulietta, Macbeth, Amleto e appunto Riccardo III) che sono per caratteristica visionari e immaginifici, veloci e appassionati e che hanno come base stilistica il rapporto tra la parola e l'immagine.

Regista, attore e organizzatore teatrale, Corrado d’Elia è ideatore e fondatore del Circuito Teatri Possibili. Dal 1998 è direttore del Teatro Libero di Milano. E’ condirettore dei Teatri Everest di Firenze e Teatrozeta di L’Aquila. Nel 2002 ha vinto il premio Hystrio - Provincia di Milano.

Biglietti: Prevendita senza maggiorazione presso Spazio Mtt (via San Longino 1/b, Mantova, tel. 0376.363079, mantovac@capitalespettacolo.191.it), aperto lunedì, martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 15 alle 19, giovedì e sabato anche dalle 10 alle 13. Vendita on line su www.ticketone.it.

Biglietteria in teatro aperta un’ora prima dello spettacolo.

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