[capitalespettacolo] Homepage Contatti
LA FONDAZIONE
Storia e attivitą
Organi istituzionali
Finalitą
Sede
Trasparenza
UMBERTO ARTIOLI
Biografia
Bibliografia
In ricordo
Materiali
L'ARLECCHINO D'ORO
Presentazione
Edizioni
IL PROGETTO HERLA
Obiettivo
Ambito d'indagine
Fasi del progetto
Gruppo di lavoro
Fonti
Stato dei lavori
L'ARCHIVIO
Presentazione
Istruzioni
Consultazione
LE ATTIVITA'
News
Convegni
Pubblicazioni
Teatrinsieme
Link
 
NEWS
 17.01.2011 - LUNEDI' 17 GENNAIO 2011 - TEATRO ARISTON - ORE 21.00 TUTTO SU MIA MADRE basato sul film di P.Almodovar
Fondazione Teatro Due - Teatro Stabile del Veneto TUTTO SU MIA MADRE testo teatrale di Samuel Adamson basato sul film di Pedro Almodovar regia di Leo Muscato con Elisabetta Pozzi Alvia Reale, Eva Robin's, Paola Di Meglio, Alberto Fasoli, Silvia Giulia Mendola, Giovanna Mangił, Alberto Onofrietti
 22.12.2010 - EDIPO RE di Sofocle con Franco Branciaroli per Mantova Teatro 10-11!

MARTEDì 11 GENNAIO - TEATRO SOCIALE di MANTOVA, 21.00


Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Teatro de Gli Incamminati
Teatro di Messina

 
Franco Branciaroli
In
 
EDIPO RE
di Sofocle
 
regia di Antonio Calenda
traduzione Raul Montanari

con (in ordine alfabetico) Giancarlo Cortesi, Emanuele Fortunati,
Gianfranco Quero, Alfonso Veneroso
e con (in ordine alfabetico) Livio Bisignano, Tino Calabrò, Angelo Campolo,
Filippo De Toro, Luca Fiorino, Luigi Rizzo

scene Pier Paolo Bisleri, costumi Stefano Nicolao,
musiche Germano Mazzochetti, luci Gigi Saccomandi

Foto di scena Tommaso Le Pera
 

«In un mondo smarrito, minaccioso, delle cui ombre sentiamo l'incombere», commenta infatti Antonio Calenda, «è stato emblematico rielaborare il percorso dal buio verso la chiarezza compiuto da Edipo: un percorso nella coscienza che allo stesso tempo è individuale, di intima analisi, collettivo... Ed è stato importante poterlo condividere assieme ad un artista consapevole come Franco Branciaroli, con il quale abbiamo affrontato recentemente l'indagine di un altro problematico personaggio, il Galileo di Brecht. In questo Edipo Re, abbiamo voluto tratteggiare il protagonista evocando echi di teoremi freudiani, un viaggio fra le ombre e l'ignoto della psiche: perciò nella nostra visione, in Edipo si condensano, quasi come in momenti di trance, più personaggi della tragedia - Edipo, Tiresia, Giocasta - a dimostrare che nella sua carne si convogliano tutte le radici della colpa. Le radici dell'incesto, del parricidio: canoni del senso di colpa che segnano la civiltà occidentale, su cui si è lavorato soprattutto nel Novecento, da Freud a Lacan, attraverso Guattari, Deleuze, per arrivare a René Girard un filosofo contemporaneo che ha donato forti induzioni alla nostra interpretazione»

Il progetto dello spettacolo si basa infatti su una rilettura dell'originale sofocleo (scritto probabilmente nel 430 a.C.) integrato dai sunti teorici di diversi studiosi e in particolare di Sigmund Freud e di René Girard. Freud riteneva che Edipo Re prefigurasse la metodologia che consente l'esplorazione dell'inconscio: la psicoanalisi. Ecco allora che Antonio Calenda evoca nello spettacolo la messa in scena di una ricerca, che ripercorre all'indietro il tempo, per riafferrare il senso vero e profondo di un passato che è stato frainteso. Ed Edipo - rimandando a un immaginario mitteleuropeo che ci appartiene - ci appare freudianamente disteso sul celebre lettino, mentre attraverso indizi disseminati nel suo vissuto, ricostruisce e riscrive con parole di atroce verità il proprio percorso esistenziale, individuando finalmente le radici del proprio conflitto interiore.

L'assunto di René Girard, presente in particolare nel fondamentale La violenza e il sacro, ci illumina invece su certe dinamiche sociali e di gruppo. Gli individui secondo questo antropologo e filosofo contemporaneo tendono tutti a desiderare il medesimo oggetto e questa "indifferenziazione" genera quasi sempre un sentimento di rabbia e scontro diffusi. Per uscire da tali dinamiche di rivalità e di crisi, la comunità si unisce contro una vittima sacrificale, un capro espiatorio che la purificherà e che una volta immolato sarà investito di sacralità. Edipo è un esempio emblematico di tale dinamica. Il sacrificio, l'espulsione dalla comunità, avviene dopo un lungo e sofferto itinerario di conoscenza. Un itinerario che nella messinscena si svolge quasi fra sonno e veglia del protagonista, con il Coro che funge da ponte fra queste due dimensioni, un coro tutto maschile che fa da eco e moderno, incisivo commento.

"Edipo - spiega Branciaroli - è l'eroe tragico che non sa chi è: tutto gli casca addosso perché tutto è già avvenuto. Questa conoscenza di sé avviene attraverso il dolore. Il dolore è la caratteristica di Edipo, dunque. Lui dice che nessuno ha un dolore più grande del suo (battuta che poi riprenderà Hamm in ‘Finale di partita' di Beckett). Infatti appena lui conosce diventa cieco: la cecità, come il dolore, nella cultura greca è strettamente legata alla conoscenza".

L'intero spettacolo fonda infatti la propria essenza sul concetto del "vedere": un leitmotiv concettuale che diventa momento di un paradosso nella conclusione della tragedia (l'accecamento di Edipo) ma che ritorna costantemente durante l'intera messinscena anche sul piano delle immagini.

La scena di Pier Paolo Bisleri cela e rivela personaggi dietro velati neri, una scatola, uno spazio quasi mentale in cui Edipo è rinchiuso, le luci di Gigi Saccomandi ribadiscono la dialettica fra luce e buio, chiarezza e mistero. Completano l'allestimento i costumi di Stefano Nicolao e le musiche di Germano Mazzocchetti. Significativo l'apporto della traduzione di un autore contemporaneo quale Raul Montanari, che sviluppa la tragedia con precisione, senza retorica e con una forte aderenza a Sofocle.

 
 

LA SERATA E’ DEDICATA A BRUNO GARILLI, APPASSIONATA FIGURA DI TEATRANTE RECENTEMENTE SCOMPARSO.

LA CITTADINANZA E’ INVITATA A PARTECIPARE MARTEDI’ 11 GENNAIO ALLE 18.30 ALL’INCONTRO A LUI DEDICATO NEL FOYER DEL TEATRO SOCIALE. L’INIZIATIVA E’ A CURA DELLA FONDAZIONE UMBERTO ARTIOLI E DEL MAC CHE SARANNO RAPPRESENTATI DAI RISPETTIVI PRESIDENTI GIOVANNI PASETTI ED ERISTEO BANALI, SARANNO INOLTRE PRESENTI I COMPONENTI DEL TEATRO MINIMO E I FAMILIARI DEL REGISTA.

 
 
 
Informazioni e prevendita:
Spazio Mtt
via san longino 1/b - Mantova
Tel 0376 363079
www.ticketone.it
 30.11.2010 - ROMEO E GIULIETTA di Giuseppe Marini per MANTOVA TEATRO 10-11!
Martedì 14 dicembre
Teatro Ariston, ore 21


ROMEO E GIULIETTA
Uno spettacolo di Giuseppe Marini
scene di Alessandro Chiti
costumi di Mariano Tufano

con Sonia Barbadoro, Mauro Conte, Riccardo Francia, Fabio Fusco, Marco Grossi, Simone Pieroni, Nicolò Scarparo, Eleonora Tata, Francesco Wolf, Lucas Waldem Zanforlini
 

Al suo terzo incontro con Shakespeare, dopo il “Sogno di una notte di mezza estate” e “Amleto”, Giuseppe Marini porta ora in scena la più alta e suprema indagine poetica sulla (vera) natura dell’Amore. In tutta la letteratura mondiale di ogni epoca non è stato scritto niente di più sublime e anche nella produzione shakespeariana “Romeo e Giulietta” non ha eguali per come riesce a cantare l’irriducibilità di un amore che muore della propria intensità… del proprio “troppo”. Un amore “nato sotto cattiva stella” che, al suo primo apparire, incontra e copula con l’ombra della morte, perché soltanto il desiderio di annullamento attende e ispira una passione talmente pura e assoluta da non sospettare neppure la possibilità del calcolo, del compromesso, della convenienza (ingredienti più consoni alla Commedia). La morte, dunque, è presente e operosa in questa prima vera tragedia di Shakespeare e rivela sin da subito quale è l’oggetto preferito del suo assalto. Non i vecchi, ma i giovani nel loro desiderio erotico più intenso, nel pieno del loro tumulto ormonale, nel più dilagante trionfo di vita, di passione, di sensi. Nella “bella” Verona del Prologo, in questa città-tomba dilaniata da risse, duelli, da un odio violento di cui non si conoscono neanche più le ragioni d’origine, ma che ferve di vita, di movimento, di banchetti, di feste, di balli, di maschere… di teatro che, per contrasto, tanto più angosciosa e crudele fa apparire la “chiamata” della morte, non c’è spazio per i giovani e per l’Amore. Fiori prematuramente recisi, Romeo e Giulietta potranno finalmente stare insieme ma soltanto in una cripta, in una sorta di macabro legame eterno, raggelato e “premiato” dalle insulse statue d’oro che verranno erette a loro ricordo.

 

Prevendita e informazioni:

Spazio MTT, via San Longino 1/b

Tel 0376 363079

www.ticketone.it
 24.11.2010 - L'OTELLO di Arturo Cirillo per MANTOVA TEATRO 10-11!

LUNEDI’ 29 NOVEMBRE
TEATRO SOCIALE, ore 21
 

Teatro Stabile delle Marche - Teatro Eliseo - Nuovo Teatro srl

OTELLO
di William Shakespeare
traduzione di Patrizia Cavalli

con
Danilo Nigrelli Otello
Monica Piseddu Desdemona
Michelangelo Dalisi Cassio
Arturo Cirillo Iago
Sabrina Scuccimarra Emilia
Luciano Saltarelli Roderigo
Salvatore Caruso Doge, Montano, Bianca
Rosario Giglio Brabanzio, Araldo, Lodovico

regia Arturo Cirillo

scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musica Francesco De Melis
luci Pasquale Mari
assistente alla regia Tonio De Nitto

foto di scena Tommaso Le Pera

 
 

L’Otello è la tragedia della parola. Tutto nasce da un racconto, quello di Otello a Brabanzio e poi a Desdemona. La parola inventa i luoghi, costruisce i sentimenti, determina l’agire dei personaggi.

L’Otello si gioca tra pochi individui che si confrontano ossessivamente tra di loro; il gioco di Iago li trova già tutti pronti, sembra che non aspettavano altro, bastano poche parole e la macchina si mette in moto. La gelosia esiste dal momento che la si nomina, poi come un tarlo, come una frase musicale continuamente ripetuta, non ti abbandona più. La gelosia non si spiega, come la musica.

L’Otello si svolge in un’isola, come La Tempesta, in un luogo limitato geograficamente e mentalmente, un luogo dell’ossessione.

L’Otello si svolge su un palcoscenico vuoto che guarda il mare, questo luogo lo si chiamerà Venezia, Cipro, sarà una strada, una sala, una locanda. Ma soprattutto sarà una prigione, dove un negro epilettico consumerà la sua strage.

L’Otello è una tragedia satirica (vi è anche un clown), a volte sembra una commedia, a volte la più barbarica delle tragedie, come il Tito Andronico. A due passi dal baratro si cantano canzoncine.

L’Otello è il maschile davanti al femminile, o viceversa. Due mondi che s’ignorano, due universi su cui congetturare, in mezzo Bianca, la puttana di Cassio. Il  femminile si traveste, e si degrada,  per rivelare la sua assenza.

L’Otello è un letto, disfatto e spesso deserto. É il luogo del tradimento: il palcoscenico immaginario, ma non per questo meno reale della gelosia, della brama, dell’atto animale. La storia finisce a letto, ma il letto c’era già, continuamente evocato. Brabanzio è cacciato fuori del letto, Otello lascia Desdemona a letto, il Doge sarà a letto, a officiare un notturno consiglio di emergenza.

L’Otello è tutto sentimento, covato, malato, irrealizzato; si parla di guerre e battaglie che non avvengono mai e intanto nella mente dei personaggi esplode qualcosa di molto più pericoloso. É quello che succede quando gli eserciti si fermano, quando gli uomini non combattono più, quando arriva la fatidica pace.

 

Arturo Cirillo

 
 

Informazioni e prevendita:

Spazio Mtt, Via San Longino, 1b Mantova

Tel 0376 363079
www.ticketone.it
 
 17.11.2010 - ALBERTO PATRUCCO in CHI NON LA PENSA COME NOI
MARTEDì 23 NOVEMBRE
MANTOVA - TEATRO ARISTON, ORE 21
 
CHI NON LA PENSA COME NOI
 
Testi di ALBERTO PATRUCCO e ANTONIO VOCERI
Musiche di GEORGES BRASSENS
con
QUARTETTO SOTTO SPIRITO
SERGIO BASSANINI (Clarinetto e Chitarra)
DANIELE CALDARINI (Pianoforte e Tastiere)
FRANCESCO GAFFURI (Contrabbasso e Basso Elettrico)
MASSIMO VILLA (Chitarre)
Direzione musicale di
DANIELE CALDARINI


Chi non la pensa come noi è prima di ogni altra cosa un incontro.

Quello tra la verve satirica di Alberto Patrucco, uno dei più corrosivi monologhisti dell’attuale panorama italiano e il caustico disincanto poetico di Georges Brassens, il più raffinato e ironico cantautore francese del secolo scorso. All’origine della produzione di Patrucco e di Brassens – fatte le debite proporzioni, ci tiene a precisare il comico brianzolo – ci sono diverse epoche storiche, differenti origini, persino distinte discipline: l’arte del monologo da una parte, la canzone d’autore dall’altra. Eppure, in Chi non la pensa come noi, si possono apprezzare lo stesso timbro e le medesime prospettive, oltre al massimo comune denominatore della parola, sempre in primo piano rispetto al contesto. Ed è proprio “la parola” l’attrezzo indispensabile impiegato da questi due artigiani del palcoscenico per smascherare le ipocrisie e le assurdità di quella che ci ostiniamo a definire attualità. Probabilmente, non dandole il reale valore. Nonostante i testi di Brassens e Patrucco, in taluni casi, siano stati scritti a quasi mezzo secolo di distanza gli uni dagli altri, canzoni e monologhi trovano in Chi non la pensa come noi una fusione ideale e una sorprendente sintonia con la cronaca legata alla quotidianità. Un punto d’equilibrio incredibilmente attuale, il cui fulcro può essere individuato nell’incongruenza della società moderna. Niente celebrazioni brassensiane, quindi, bensì un’inderogabile necessità. Quella di far incontrare, seppure in epoche storiche distinte, sensibilità tanto affini. Punti di vista che coesistono in perfetta armonia, anche grazie al tessuto connettivo della musica.

Il Quartetto Sotto Spirito (pianoforte e tastiere, chitarre, contrabbasso e clarinetto) interpreta con arrangiamenti originali alcuni brani del maestro, preservati nei loro significati dall’accurata traduzione di Alberto Patrucco e Sergio Sacchi, restituendo agli spettatori la complessità e la profondità musicale di Brassens.

Pezzi mai rivisitati in italiano che, in collaborazione con gli amici del Club Tenco, sono diventati un CD. Alberto Patrucco torna a cantare, in uno spettacolo comico coinvolgente e graffiante che si colorisce qua e là di musica e poesia. Un incontro tra satira parlata e satira cantata, senza che una dimensione risulti estranea all’altra, sul filo di emozioni da anni dimenticate e finite sotto spirito.

 
 
Informazioni e prevendita:
Spazio Mtt
Via San Longino 1b – 46100 Mantova
Tel 0376 363079
mantovac@capitalespettacolo.191.it
 13.10.2010 - MANTOVA TEATRO 2010-2011
» link segnalato
  [ mappa | guida al sito ] Internet partner: Omega-Net [www.omeganet.it] [ capitalespettacolo ]  
x Questo sito web utilizza i cookie. Maggiori informazioni sui cookie sono disponibili a questo link. Continuando ad utilizzare questo sito si acconsente all'utilizzo dei cookie durante la navigazione.