SPETTACOLI DE L'ARLECCHINO D'ORO 2001
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MERCOLEDI' 27 GIUGNO
Per le vie del centro - ore 22
STORIE DEL GIARDINO DEI PERI
Suite esotica per maschere da cerimonia
Teatro Tascabile di Bergamo
regia di Renzo Vescovi
Un esotico corteo di sontuosi attori-maschere sui trampoli, con palloni,
bastoni d’oro e ombrelli sacri, si fa largo tra la folla accompagnato da
musiche rituali, accostando la spettacolarità delle corti rinascimentali alle
cerimonie del teatro orientale. Lo sfavillio delle maschere, le sete rilucenti
d’oro e il fuoco delle torce illuminano con accenti di fiaba il percorso
notturno attraverso la città. A tratti il corteo si arresta per dar luogo ad
eventi cerimoniali: il potlach del guado, la propiziatoria danza di Corte
della Regina, l’intronizzazione del sovrano, il giro delle sfere celesti…
Alla fine del percorso due attori, nei rutilanti costumi del Kathakali,
danzano alla luce di torce in fiamme, che ne evidenziano il volto dipinto con i
sofisticati colori orientali.
Teatro Tascabile di Bergamo
Primo rappresentante italiano di “teatro di gruppo”, il Teatro Tascabile
di Bergamo elabora la propria tecnica spettacolare “da strada” sin dal
lontano 1973. L’intento è quello di infrangere le barriere che dividono i
differenti pubblici: quello specializzato e quello distratto, o inconsapevole,
che si reca a teatro per puro divertimento. Parallelamente il TTB inizia a
sviluppare un interesse per la cultura scenica orientale che lo porta a
diffonderne in occidente la conoscenza artistico-critica, contribuendo alla
salvaguardia di una cultura che rischia di scomparire. Con la produzione di 83
spettacoli in ventisette anni di attività, il TTB si segnala, sia in ambito
nazionale che internazionale, per il lavoro di interazione complessiva dei
membri del gruppo, abili nel padroneggiare varie discipline tecniche come
l’esecuzione musicale diretta, l’acrobazia e i trampoli.
Il Regista
L’anonimato di cui si fa scudo Renzo Vescovi, regista e
ri-fondatore del primitivo gruppo semiprofessionale del TTB, fa emergere
prepotentemente la forza della ricerca sulle possibili forme del teatro,
perseguita sin dagli esordi negli anni ’70. Alla «pizza culturale» proposta
dalla spettacolarità occidentale, alla specializzazione di pubblico e generi
che riduce la forza emotiva dell’avvenimento artistico, Vescovi contrappone il
ritorno alla fonte originaria della recitazione e alla tradizione millenaria del
repertorio orientale.
GIOVEDI' 28 GIUGNO
Cortile d'Onore di Palazzo Te - ore 21
MACBETH
di William Shakespeare
spettacolo in tre atti
regia di Eimuntas Nekrosius
Compagnia Meno Fortas
Macbeth Kostas Smoriginas
Lady Macbeth Dalia Storyk
Streghe Viktorija Kuodyte, Margarita Ziemelyte, Gabrielia Kuodyte
Banco Vidas Petkevicius
Duancan Ramunas Rudokas
Soldati Kestutis Jakstas, Dainius Gavenonis, Darius Gumauskas, Tomas
Tamosaitis
Scenografia Marius Nekrosius
Costumi Nadezda Gultiajeva
Musiche Faustas Latenas
Luci Audrius Jankauskas
Produzione Meno Fortas – Ministero della Cultura Lituano
«Il crimine non può mai essere giustificato. La sfida del nostro lavoro è
nel tentativo di un approccio alla storia di Macbeth come dalla posizione di un
avvocato. Un’altra sfida per me molto interessante è quella di esprimere il
lato misterioso di quest’opera.
Faccio sempre lo stesso spettacolo: non cerco nuove forme espressive; quello che
cerco è il calore e l’umanità nella freddezza e nel rigore del testo». Eimuntas
Nekrosius
Il Regista
Nato presso Vilnius nel 1952, il regista e attore lituano Eimuntas Nekrošius si
laurea in regia del teatro e della televisione all’Accademia Lunačarskij
(oggi RATI: Accademia Russa di Arti Teatrali) di Mosca. Nel 1977, debutta con il
suo primo spettacolo, The Taste of Honey di Shelag Delaney. Dopo un
biennio – 1978/79 - trascorso al Teatro Statale di Kaunas, produce la maggior
parte dei suoi allestimenti al Teatro Statale della Gioventù di Vilnius. Nel
1984, presenta all’International Festival BITEF-18 di Belgrado Pirosmani,
Pirosmani… di Vadim Korostylëv, che segna l’inizio della fama
internazionale del regista, destinata a rafforzarsi vieppiù in seguito alle tournées
di ques’ultimo spettacolo e del cechoviano Zio Vania (nel 1988 e
nel 1989) in Stati Uniti, Austria, Jugoslavia, Finlandia, Italia, Norvegia,
Svezia, Israele e Svizzera. Dal 1993, lavora stabilmente al Tarptatinis Teatro
Festivalis (LIFE), dove allestisce – tra l’altro – Le tre sorelle
di Cechov (1995), e Hamletas (1997). Ancora nel 1997, fonda il teatro
studio Meno Fortas. Negli ultimi dieci anni, il regista raccoglie una
impressionante messe di riconoscimenti, in Lituania e nel resto del mondo. Per
ricordarne solo alcuni: nel 1994, la Commissione dei Teatri Europei gli
attribuisce il premio Nuove Realtà Teatrali; nel 1996, alle Tre sorelle
viene assegnato il Premio Ubu per il miglior spettacolo straniero ospite in
Italia; nel 1998, ottiene il Golden Mask dell’Unione Teatrale Russa; nel 1999,
Makbetas vince il Festival Internazionale di Teatro Kontakt di Torun, in
Polonia.
Formatosi in quella scuola moscovita che ha continuato a trasmettere nel tempo
significativi spunti essenziali dei metodi di recitazione e di creazione scenica
di Stanislawksij e di Mejerhol’d, l’arte di Nekrošius sembra ispirarsi a
una osservazione da lui stesso enunciata in una intervista relativa ad Hamletas:
“siamo noi a complicare la sostanza delle cose e a creare confusione, per il
semplice fatto che non siamo più in grado di percepire le verità più
elementari”. Per trascrivere in linguaggio di scena un qualsivoglia testo
drammatico, il regista procede appunto alla realizzazione di spazi e di
movimenti di oggetti e di corpi nello spazio che siano in grado di rendere
percettibili agli spettatori “le verità elementari” implicite nel testo: a
partire dal gioco degli elementi-base del pensiero presocratico e della nostra
esperienza fisica (acqua, terra, fuoco, aria). La recitazione stessa,
innervandosi entro le realtà d’un simile spazio, trasforma la parola in
vibrazione sonora rimbalzante tra pensiero e materia Ne deriva, per il pubblico,
la sensazione fisica d’un mondo immaginario insieme realissimo e archetipico,
dove aure del mito e odori del quotidiano si convertono senza posa le une negli
altri. E’ un teatro, quello del regista lituano, nel cui nucleo pulsante le
convenzioni rappresentative cedono il posto alle correnti di interscambio tra
spiritualizzazione della fysis ‘elementare’ e materializzazione dello
spirituale.
Roberto Tessari
VENERDI' 29 GIUGNO
Piazza Castello - ore 21.30
VALSE
Teatro Tascabile di Bergamo
regia di Renzo Vescovi
Una bambina inquieta, con un candido pallone volante, sfugge alla
sorveglianza dell’abate precettore e s’incanta davanti al festoso luccichio
di un gran ballo; una scimmia stolida e sorniona la tenta con la sua palla
d’oro, portandola in un cerchio fatato in cui si avvicendano personaggi sui
trampoli in abito da sera. Parlano, giocano ridono, poi si intrecciano in figure
di danza; infine si stringono intorno alla bambina coi loro lampioncini
cinesi… Ma la scimmia con la sua musica inquietante e il suo ambiguo
ridacchiare spezza l’incanto e dissolve ogni sogno: il valzer viennese diventa
La Valse di Ravel (cui si richiama con discrezione il titolo dello
spettacolo), lancinante epitaffio del finis Austriae.
SABATO 30 GIUGNO
Cortile d'Onore di Palazzo Te - ore 21.30
Ferruccio Soleri
in
RITRATTI DI COMMEDIA DELL'ARTE
di F. Soleri e L. Lunari
musiche di autori del XVII e XVIII secolo
costumi di Luisa Spinatelli
maschere di Renzo Antonello, Donato Sartori, Renèe van Hille
collaborazione di Domenico de Martino
I Comici dell’Arte non erano soltanto attori, ma anche acrobati, giocolieri,
prestigiatori, musicisti. Abili nell’attirare l’attenzione del pubblico con
qualsiasi tecnica scenica, recitavano sulle piazze, fra il popolo, nelle corti,
spesso indossando maschere che li rendevano più facilmente identificabili.
In Ritratti di Commedia dell’Arte Ferruccio Soleri, racconta la storia
dei suoi antichi predecessori attraverso una serie di divertenti e brillanti
monologhi: facendo rivivere Zanni, Pantalone, Brighella, il
Dottore, il Capitano e Arlecchino, mostra le
caratteristiche di un’intera Compagnia di Comici dell’Arte e restituisce il
senso di una ricchissima tradizione espressiva, la grande Anima teatrale che
vive dietro la maschera.
Consegna del Premio Arlecchino d’oro a FERRUCCIO SOLERI
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