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L'ARLECCHINO D'ORO
PRESENTAZIONE DE L'ARLECCHINO D'ORO 2004

IL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE
Il 2004 è un anno importante per la Fondazione. Dopo cinque anni di attività archivistica perseguita nei fondi di tutta Europa alla ricerca dei documenti gonzagheschi in materia di spettacolo, si è deciso di rendere pubblico il materiale raccolto attraverso l'offerta di un CD- rom. Si tratta di cinquemila documenti, inventariati attraverso un sistema di catalogazione elettronica che ne rende agevole la fruizione. Molti dei documenti raccolti, in particolare quelli riconducibili all’area mitteleuropea, costituiscono un reperto raro, difficilmente accessibile al lettore italiano. Perciò il CD-rom sarà accompagnato da un volume dedicato a un tema specifico, i rapporti tra i Gonzaga e la Corte Imperiale, firmato dai maggiori studiosi dell’argomento, molti dei quali membri del Comitato Scientifico della Fondazione. Tanto il volume che il CD-rom saranno presentati nel corso di un convegno internazionale, che si terrà nel febbraio 2005. All'interno del convegno figurerà una sezione, dedicata a “Mantova 2000, crocevia verso il Nord Europa: un'eredità gonzaghesca da rinverdire”, in cui forze politiche e studiosi di economia saranno chiamati a interrogarsi sui rapporti tra eredità del passato e possibilità del futuro.
In un contesto così significativo per la storia e lo sviluppo di Mantova non poteva mancare un’edizione dell’Arlecchino d'Oro particolarmente sontuosa. La manifestazione, che in otto giorni condensa ben nove eventi, ha ormai assunto i caratteri di un autentico festival. Eccezionalmente quest'anno due sono i premiati: a fianco di un “mostro sacro” del teatro italiano come Giorgio Albertazzi, si è voluto estendere l’onorificenza al francese Patrice Chéreau, una figura di regista e d'attore, tanto in campo cinematografico che teatrale, che da più di un trentennio ha legato il suo nome ad alcune delle esperienze più vive del panorama culturale europeo. Per l'occasione Albertazzi si confronterà con un autore amatissimo, Shakespeare, a cui il grande attore ha dedicato molte delle sue prove di palcoscenico più ricche di suggestioni; dal canto suo Chéreau, la cui sensibilità predilige i climi ardui, le plaghe della vita psichica intrise di venature crudeli, troverà in Dostoevskij una sorta di alter ego.
Autori di epoche diverse, ma uniti nell’esplorazione del tragico dell’esistenza, delle zone sulfuree in cui il turbine degli affetti e delle passioni si scontra col vuoto del disessere, Shakespeare e Dostoevskij forniscono il tono alla rassegna. Perciò il tema di amore e morte può dirsi il filo rosso di una manifestazione che, nella fattispecie, indugia sugli ossimori barocchi, sui bruschi passaggi tra tonalità psichiche contrapposte, in un gioco vertiginoso di rimbalzi e di specchi. E' così per i due Shakespeare (Otello e Romeo e Giulietta) firmati da un giovane e promettente regista come Corrado d'Elia; è così per l’ultimo testo di Michele Perriera, uno dei più grandi drammaturghi del secondo Novecento italiano, che per l'occasione ha scelto Mantova come sede di debutto dello spettacolo nell'Italia continentale. Ambientato in un tribunale, l'evento di cui Perriera è anche il regista ricostruisce per via giudiziaria il tragico amore tra due donne, ma lo sfondo su cui indugia è una marina battuta dal vento, sede elettiva (e nello stesso tempo tomba) del torturato rapporto tra la coppia femminile.
Ma c’è spazio nella rassegna anche per le iniezioni di vitalità, per un Eros gioioso e sanguigno, per il riso salace dei comici. Così sono presenti acrobati e cantastorie, radunati nella piazze del centro storico a contatto diretto col pubblico dei passanti; così ritorna l'ombra dell’indimenticato Tristano Martinelli, il mantovanissimo creatore della maschera di Arlecchino, quest'anno impersonato da un attore, Nicola De Buono, che la lunga milizia con Fo ha scaltrito nelle tecniche del frizzo e del lazzo; così il Festival chiude su un'esplosione di giubilo musicale, costituita dall'Elisir d'amore di Donizetti, di cui Paolo Bosisio firma la regia tuffando lo spettacolo nel vortice degli interventi danzati e nella folla di maschere della Commedia dell'Arte.

Prof. Umberto Artioli


IL DIRETTORE ARTISTICO
Dopo il significativo rilancio del premio “Arlecchino d'Oro” che, lo scorso anno, ha visto la programmazione di un festival teatrale particolarmente nutrito e variegato nella scelta dei generi rappresentati – dalla prosa alla danza all’opera lirica al circo – la Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo ha deciso di dare vita, per il corrente anno, a un'edizione speciale: accanto al premio 2004, verrà infatti assegnato anche quello che nel 2002 non era stato conferito a causa di una provvisoria sospensione della manifestazione. Due, dunque, saranno gli artisti sommi che saranno festeggiati nella prima decade del mese di luglio, con il riconoscimento fin qui attribuito a Dario Fo, Marcel Marceau, Ferruccio Soleri e Paolo Poli: due artisti poliedrici e diversissimi tra loro, eppure legati da un'affinità profonda ed elettiva nei confronti del teatro che hanno accostato da differenti e complementari prospettive, preferendolo ad altri veicoli di spettacolo e di comunicazione, in cui pure hanno saputo farsi egregiamente valere. Attore prima e oltre che regista l'italiano Giorgio Albertazzi, regista prima e oltre che attore il francese Patrice Chéreau.
Il filo conduttore che anima la programmazione del festival 2004 è costituito dai temi cari alla Fondazione e istituzionali per la manifestazione che vede un ritorno forte della drammaturgia shakespeariana intorno alla quale si articoleranno ben tre spettacoli diversi: il 3 luglio, infatti, Albertazzi dedicherà la sua Serata d'onore proprio al drammaturgo inglese, di cui nella sua carriera ha interpretato splendidamente molti personaggi. Le letture dell'attore saranno precedute e seguite da un'importante esecuzione orchestrale – con il complesso del Teatro d'opera di Kharkov, già applaudito a Mantova lo scorso anno, diretto dal maestro Claudio Micheli – dedicata ai grandi musicisti che nella drammaturgia di Shakespeare hanno trovato ispirazione, da Verdi a Prokofiev. Il 6 e il 7 luglio rivivranno nella suggestiva cornice del cortile d'onore di Palazzo Te due capolavori shakespeariani, Otello e Romeo e Giulietta, nelle riletture critiche originali di uno fra i giovani registi più interessanti nell'odierno panorama teatrale italiano. Responsabile delle due regie, Corrado d'Elia è anche interprete di Otello, nei panni di Jago. I suoi spettacoli, che fanno parte di un trittico che si è recentemente completato con la rappresentazione di Macbeth, risentono di una straordinaria freschezza inventiva e di una forte capacità di trasmettere allo spettacolo le emozioni dell'intelligenza.
Il tema di Amore e Morte - che serpeggia al fondo delle due opere di Shakespeare – ritorna, secondo una declinazione differente, nello spettacolo scritto e diretto da Michele Perriera Pugnale d'ordinanza. Lo spettacolo, che ha debuttato a Palermo nell'aprile scorso, costituisce una prima per il nord Italia. Si tratta di un omaggio a un autore che già in altre occasioni – e sempre con straordinario successo – ha scelto Mantova come terra d'elezione per le sue primizie drammaturgiche.
Nel solco della Commedia dell'Arte, si situano due spettacoli dalla morfologia assai discosta. Il recital di Nicola De Buono, intitolato Senza rete, è un montaggio di gag che spaziano dai tipi dell' “improvvisa” al cabaret novecentesco. A interpretarle è un autentico erede di Tristano Martinelli: infatti De Buono è un attore mantovano che, lavorando per anni accanto a Dario Fo, ha fatto delle tecniche del frizzo e del lazzo uno dei suoi cavalli di battaglia. Una figura come la sua prosegue la tradizione che vuole ogni anno la presenza nella rassegna di un emulo di Arlecchino. Inoltre ci sarà, da tradizione, uno spettacolo circense, a testimoniare una precisa vocazione della teatralità mantovana.
Con Elisir d'amore di Gaetano Donizetti il festival si riapre al grande teatro musicale, dopo l'applaudito episodio di Pagliacci, rappresentato lo scorso anno: la regia vuole l'opera ambientata nell'epoca in cui, nelle fiere e nei paesi di area padana, i ciarlatani mettevano in vendita i loro specifici medicamenti, di portentosi e quasi magici effetti, cercando di attirare l'attenzione dei potenziali clienti utilizzando, oltre alla naturale facondia, le doti performative di attori, danzatori e musici di strada. Alle origini della Commedia dell'Arte, ecco dunque il ciarlatano Dulcamara che decanta le doti del suo elisir, mentre intorno a lui si muovono, nelle coreografie appositamente realizzato da Sabrina Maraschin, danzatori e ginnasti, nei panni dei ruoli fondamentali dell’improvvisa. Belcore altri non è che uno spavaldo Capitano, parente stretto di Matamoros e degli Scaramuche, mentre Adina e Nemorino declinano nella versione campagnola la coppia degli “amorosi”, non senza chiaro riferimento al mondo dei villani.
Un unicum, in qualche modo autonomo rispetto alla struttura ideale del festival, è rappresentato dallo spettacolo di Chéreau, che leggerà Dostoevskji in una suggestiva drammaturgia che reca il titolo di Memorie dal sottosuolo.

Prof. Paolo Bosisio


 Edizioni de L'Arlecchino d'Oro
2005: Presentazione, Spettacoli, Approfondimenti  
2004: Presentazione, Premio, Spettacoli 2003: Presentazione, Premio, Spettacoli, Stampa
2002: Contributo 2001: Presentazione, Premio, Spettacoli, Stampa
2000: Presentazione, Premio, Spettacoli 1999: Presentazione, Premio, Spettacoli

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